30 marzo 2009

Le "MANI" nell'Aikido


Le “ MANI ” nell’Aikido
del Dott. Massimiliano Carletti

Riflessioni e spunti per una comprensione consapevole sulla mano.

Nel 1997 durante un soggiorno a Padova, un caro collega medico mi insegno’ i primi rudimenti di chirurgia della mano . Lo vedevo abilmente lavorare l’argilla durante i lunghi pomeriggi e serate d’inverno trascorse a casa sua , forgiava statuine di antichi soldati romani , talmente fatti bene che sembravano veri. Con altrettanta maestria rispondeva alle mie domande di tecnica chirurgica, introducendo concetti di tecnica chirurgica a me non noti. Mi appuntavo allora rigorosamente ogni dettaglio di tecnica sperando sempre di poterli riusare e cosi è stato. Da allora ho sempre amato le MANI, i suoi consigli mi hanno consentito di riparare e salvare tante mani , alle mani dedico molto studio e tempo anche se la mia disciplina è la chirurgia generale toracica. Iniziando il percorso con l’Aikido mi sono reso conto della bellezza delle mani e delle sue enormi potenzialità. Il mio amico si chiamava Adriano Bucci . Grazie Adriano.
La mano finalizzata a se stessa viene rappresentata come un’organo che prende, che afferra, quindi ben nota all’aikidoista o aikidoka che dir si voglia. Parleremo in questa breve conversazione delle mani in senso FILOSOFICO-SPIRITUALE , aggiungendo qualche nozione di medicina tradizionale orientale pur non volendo essere la presente una lezione ma solo un’inizio di visione sull’immenso di nozioni da conoscere. L’interesse scaturisce da una domanda che spesso mi sono posto andando a seguire lezioni di Aikido tenute da maestri giapponesi : “Cosa ci possano effettivamente trasmettere al di fuori delle tecniche ? ” . La risposta è difficile, perché noi occidentali non abbiamo la stessa mentalità degli orientali . Ci troviamo quindi con amici che sanno eseguire benissimo una tecnica , ma che non conoscono i meridiani o i chakra , cosa che invece i maestri giapponesi conoscono benissimo ma non ti illustrano durante lo stage per motivi di comunicazione o per motivi di tempo. L’Aikido nasce quindi come disciplina di fusione tra lo Shintoismo e l’esigenza del Maestro Ueshiba di unire principi religiosi, filosofici e morali.
La persona migliora se stesso, compiendo un lavoro interno o crescita interiore.
La mano
La mano è un’organo eccezionale .Pensate al tatto, alla possibilità di sentire il calore, oppure le minime asperità e variazioni , la mano che accarezza, che separa, che afferra, che dona , può eseguire fino a milioni di movimenti, pensate al neonato di pochi mesi che esplora il mondo con le mani ancor prima che con gli occhi.( i neonati riescono a vedere dopo un mese circa ).
Le mani di chi cura. (Curiosità: Nella storia la mano era amata e ritenuta un’arma, gli Antichi Romani per esempio tagliavano il pollice ai nemici, poiché unico dito opponente e quindi indispensabile per impugnare un’arma. I mussulmani invece tagliano la mano a chi è accusato o colto nel furto) . Nelle persone diversamente abili e non ( sordomutismo, cecità ecc) le mani diventano un linguaggio, si evolvono, acquistano sensibilità ed abilità diverse, sostituendosi agli organi non più efficacemente funzionanti . Straordinario. Nelle persone che hanno perso una mano, l’altra mano compensa e diventa abile, arruolando talora anche i piedi . Merita di essere menzionato anche lo studio dei Ku-ji o “nove sigilli”, di notevole valenza filosofico spirituale atti a coordinare concentrazione e meditazione . Nell’Aikido la mano viene estremamente valorizzata sul piano dinamico, ma dopo diversi anni di pratica , soprattutto convoglia il KI o energia vitale o soffio vitale . Quindi è un ponte , fra la mente ed il corpo , è anche l’organo che esegue quel che comanda il cervello. Le mani quindi nella nostra disciplina vengono valutate quale canale che convoglia e distribuisce l’energia , che viene immagazzinata nel tandem o hara.
Assunto per certo (ma su questo siete liberi di crederci o meno) che il nostro corpo è un microuniverso inserito in un macrouniverso e che tutti siamo collegati , la mano viene paragonata alla chioma di un’albero che assorbe energia “cosmica” e la restituisce dopo averla assorbita ed eventualmente elaborata. ( movimento circolare dell’energia) Capirete quindi l’importanza di un concetto fondamentale. Potrei citare lo Yuki , la particolare sensazione di sentire il respiro del compagno di allenamento (UKE) ponendo le mani con il palmo completamente aderente al dorso , oppure le mani nel Kokyu, o negli esercizi del maestro Tamura con la attivazione dei meridiani (esercizi degli “Otto broccati”) di chiara impronta taoista. Il maestro valorizza le mani specificando che rappresentano un’antenna che collega attraversandoci il cielo e la terra (nel III esercizio ) incanalando chiaramente l’energia . Le mani assumono importanza per l’aikidoista anche per un lavoro su se stesso, rendendo di giorno in giorno la pratica piu’ consapevole , in relazione a corpo, mente, volontà, mondo che circonda. Questi risultati si vedono anche sul piano pedagogico. Nella antica concezione indiana e successivamente cino-giapponese , le mani sono capaci di convogliare le energie personali in relazione con le energie dell’universo, attraverso particolari posizioni delle mani che chiameremo MUDRA.
L’aspetto esoterico delle mudra non deve trarre in inganno, bisogna praticare , praticare sotto la guida non discriminata ma consapevole di una persona che si è dedicata all’argomento ,talora occorrono anche anni. Non esistono gradi o dan di pratica nei mudra , ma l’aspetto affascinante è il percorso individuale, l’armonia che la continua pratica riesce a raggiungere ed il coordinamento con la tecnica , paragonerei le mani ad un’orchestrale ( un’elemento di un’orchestra) , il suono e la musica sono perfette se ogni componente esegue alla perfezione ed in armonia il compito assegnato .
Vi espongo quindi brevemente alcune nozioni di anatomia ed olistica .
Ma cosa vuol dire Olistica?
Potrebbe significare un termine difficile, ambiguo, ed invece rappresenta una scienza che include numerosi campi di ricerca scientifica , spazi multidisciplinari che prevedono un comportamento di sistemi complessi che implicano un controllo serrato a tipo feed back ( controllo reciproco) tra sistemi come elemento cruciale per la comprensione del loro comportamento. Facciamo un’esempio.
La mia respirazione addominale calma la mia mente ( due sistemi complessi che interagiscono) quindi produce uno stato di meditazione che produce un’abbassamento della pressione arteriosa ( nel tempo) e migliora le mie capacità mentali e relazionali ( il risultato è l’abbassamento dei valori pressione arteriosa che controllano la calma) .
La scienza olistica diventa un metodo.
Le mudra diventano una parte della scienza olistica .Difficile?
Tornando alla mano ora vi elenco un po’ di anatomia descrittiva semplice.

La mano presenta una superficie anteriore ed una dorsale o posteriore.

Ogni dito della mano presenta in tutte le sue parti delle caratteristiche importanti ai fini della esecuzione delle mudra ( o dei mudra). Queste caratteristiche vengono “attivate” secondo la posizione delle dita e delle mani combinatetra loro, formando quella leggera pressione adatta per sviluppare la giusta energia che serve per la finalità preposta dal gesto.

Il dito pollice rappresenta la soggettività
La sua falangetta attiva la manifestazione della volontà
La falange l’infinita espressione della volontà preconscia
Il monte del dito ( vicino all’eminenza tenar)la forza vitale

Il dito indice rappresenta la comunicazione
La falangetta l’auto coscienza
La falangina l’auto realizzazione
La falange , autoaffermazione e autodeterminazione
Il monte del dito l’autocoscienza

Il dito medio rappresenta l’oggettività
La sua falangetta la virtù e il senso di verità
La falangina , il senso della realtà e l’amore per l’ordine
La falange , la determinazione e stabilità.
Il monte la necessità e la disciplina

Il dito anulare , l’istintività
La sua falangetta , doti di dedizione e senso del sociale .
La falangina , espressione corporea .
La falange , la sensualità
Il monte la fantasia empatica

Il dito mignolo la forza spirituale
La falangetta , la sensibilità spirituale. La falangina , il patrimonio della riflessività
La falange la propensione verso il successo inteso come buon esito di un programma o piano voluto.
Il monte del dito la capacità di osservazione .

Quanto praticare?
Come praticare?
Inizio pratica.
L’inizio della pratica, prevede un leggero sfregamento delle mani per un paio di minuto, rendendo la mano più disposta alla esecuzione di altri movimenti. In tale maniera si rende più vascolarizzata la mano, le mani si scaldano .
Il saluto di inizio è solitamente il gasssho, ma può essere inserito nella pratica dell’Aikido secondo le regole del dojo, rispettando entrambi.

Il saluto “Gassho” si esegue portando a livello del plesso solare ( altezza cuore) entrambe le mani, la mano destra è aperta come la luna a semicerchio e la mano sinistra è chiusa a pugno con il pollice rivolto all’interno del pugno . Il significato indica la luna che si incontra con il sole circondandola unendosi come il principio dell’Aikido ( la mano destra accoglie la mano sinistra ) , si china poi leggermente il capo in senso di ringraziamento verso l’universo, verso i nostri antenati che ci hanno permesso di essere ora qui.

La mano sinistra è YIN o principio femminile , la mano destra è YANG o principio maschile , quindi nell’uomo la mano destra accoglie la sinistra , nella persona di sesso femminile è l’inverso. Possono essere previste delle varianti poiché se voglio esprimere una forma di equilibrio nel mio interno posso usare entrambe le forme.
Spesso il maestro quando è in seiza prima della lezione accoglie la mano sinistra sulla destra all’altezza dell’hara, vuol dire che sta calmando la sua mente ( posizione mani una sull’altra e pollici che si toccano all’estremità), concentrandosi sul respiro che viene convogliato nel tanden.
Se ci atteniamo a quello scritto in precedenza :
(i due pollici si toccano) la soggettività si attiva cioè il maestro si mette a nostra disposizione, e dell’universo, le falangi dei pollici si toccano cioe’ attivano l’infinita espressione di volontà preconscia e la altre dita si toccano le une con le altre attivando tutte le loro caratteristiche .
Ditemi se non è meraviglioso!!!!!!
Il proprio IO si assesta e ciascuno di noi dovrebbe con questi gesti della mano arrivare a: tranquillità di spirito
distacco dal vincere o perdere
distacco dal concetto di obiettivo
corretta pratica per crescita interna
“Le mani “pensavamo di arrivare a tanto con il solo gesto delle mani e la pratica continua?

Le mani per afferrare o stringere un jo od un ken.
Ma sappiamo bene che afferrare con forza non serve, ed allora la mano che sapientemente con l’esercizio, impara a stringere rileva l’eccessiva tensione, apre nel momento giusto, chiude nel momento opportuno.
Quindi il jo diventa una mano, l’estremità del jo è l’estremità della mano, il centro del jo è la mano.

Le mudra . Ma quanto tempo per attivarli?
Il tempo è variabile da pochi minuti 5-7 a 15 min, oppure di eseguire ciascun mudra in coincidenza di 12 –21 atti respiratori in meditazione ( lentamente , spontaneamente e con il naso in ins-espirazione)ovviamente è variabile anche il numero di volte nell’arco della giornata che può essere 3-4 volte.

Vi descrivo brevemente alcuni mudra
1) mudra per rinnovare l’energia e la forza vitale. Riscaldare le mani.
Voltate il palmo della mano destra verso il corpo e quello della mano sinistra verso l’esterno.Aprite bene le dita e premete l’una contro l’altra le punte dei medi. Potrete percepire il flusso energetico del vostro corpo che scorre attraverso le dita congiunte . Il gesto eseguito oltre a rinfrescare e rinnovare le energie , allevia lo stato d’animo e fa emergere la forza dal profondo.
Dott. Massimiliano Carletti